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Negli ultimi cinquant'anni l'attività agricola in Italia si è radicalmente trasformata. La globalizzazione e l'illusione di aumentare la produzione per migliorare il nostro benessere, ci ha portato a perdere progressivamente la capacità di produrre prodotti di alta qualità e a disperdere la diversità dei prodotti, appiattendo sapori e facendo scomparire tradizioni alimentari di cui dovremmo andare fieri. 

Abbiamo introdotto nelle nostre filiere l'uso di concimi, diserbanti e pesticidi chimici, che per quanto consentiti dalle norme in vigore, hanno portato molti agricoltori a dimenticare tecniche e rispetto dei nostri prodotti e della nostra terra. Il costi di produzione sono però aumentati mentre la qualità e varietà dei prodotti è diminutita.

Anno dopo anno, molti agricoltori si sono arresi, abbandonando i terreni perchè i ricavi dalle vendite non riuscivano a coprire i costi in un contesto dove importiamo quantità enormi di prodotto coltivato all'estero a costi inferiori e usando tecniche che non sarebbero consentite nel nostro paese. 

Era il 2011 quando visitando un "Mercato della Terra" organizzato da SlowFood a Milano, abbiamo visto che un panificatore proponeva oltre ad altri ottimi prodotti anche alcuni tipi di pane utilizzando grani antichi siciliani. In qualche modo fu una illuminazione: se panificatori di qualità in nord Italia, stavano riscoprendo prodotti della tradizione, come era possibile che la maggiorparte degli agricoltori Siciliani stavano mandando in rovina le proprie aziende producendo in modo convenzionale (con uso di prodotti chimici)?

Iniziammo quindi un processo di ricerca di informazioni, ma al tempo, era difficile riuscire a parlare di biologico e di varietà antiche. tutti gli interlocutori che avevamo più vicini erano fondamentalmente pessimisti. Le tecniche biologiche erano già da tempo adottate da molti agricoltori ed allevatori, ma chi lo faceva seguendo rispettosamente le normative ne era rimasto deluso. Di fatto produrre realmente biologico vuol dire stravolgere le logiche dei metodi di coltivazione moderna che sono diventate una ovvietà indiscussa per molti.

Ci eravamo però resi conto che l'unica strada percorribile per non distruggere la storia di famiglia e del territorio era quella di cambiare il modo di coltivare e di pensare all'agricoltura, riscoprendo le varietà antiche e intraprendendo la strada della coltivazione biologica. Perchè "il futuro dell'agricoltura deve guardare al suo passato." 

Passano così alcuni anni fino ad arrivare nel 2016. Quell'anno ci siamo resi conto che bene o male tantissimi agricoltori avevano iniziato le coltivazioni in biologico. I tampi erano maturi per prendere una decisione in un certo senso innovativa.

Abbiamo rispolverato le informazioni ottenute negli anni precedenti, abbiamo iniziato a contattare chi, a differenza nostra, aveva già iniziato questa rivoluzione anni prima, abbiamo iniziato ad approfondire le normative in vigore e le problematiche con cui ci saremmo dovuti confrontare e tutto è iniziato.

Era ormai autunno inoltrato, le lavorazioni erano fatte e tutto era pronto per una semina come sempre si era fatto. Consultiamo quindi alcuni tecnici del settore, alcuni ricercatori che avevamo conosciuto negli anni e alcuni enti di certificazione.

E' però tardi, troppo tardi per trovare semi di varietà antiche, decidiamo così di acquistare quello che doveva essere grano duro di varietà antica, ma che in realtà si rivelò un miscuglio indeterminato di grano.

La strada era però decisa, in ogni caso non avremmo più coltivato con tecniche moderne.

Nel Dicembre 2016 presentiamo documentazione per notificare il processo di conversione al biologico dei nostri terreni, decidendo così di sperimentare la coltivazione senza uso di sostanze chimiche nonostante non avessimo pronte varietà adatte.

Da qui inizia una nuova parte della nostra storia.